venerdì 17 gennaio 2014

Un po' di settimane fa ho letto da qualche parte che si dovrebbe evitare di scrivere quando si è "giù di corda". Innanzi tutto, perché si rischia di ammorbare gli sventurati lettori. In secondo lugo, perché la scrittura, che in fin dei corti - e se ben utilizzata - è una forma d'arte, viene svilita ai massimi livelli. Ragion per cui, prima di scrivere qualsiasi cosa (da uno stato su facebook ad un post nel proprio piccolo e sperduto angolo di web) si dovrebbe sempre evitare di farlo se l'esigenza di mettere nero su bianco i propri pensiri è dettata da sentimenti come: ansia, tristezza, frustrazione, malinconia, ecc.
Ammetto che in passato, quando ero più piccola ed i blog incominciavano a diffondersi, ho più volte fatto l'errore di sfogare le mie negatività sulle pagine del mio diario virtuale, spesso esagerando e lasciandomi andare alla scrittura di fiumi e fiumi di negatività da far invidia al più depresso degli emo. Errori di gioventù, certo.
Ma devo ammettere che quando ho deciso di aprire questo blog la paura di ricadere in un comportamento del genere è stata forte: tanto da indurmi, di volta in volta, a rimandare.
Alla fine ho deciso di aprirlo per davvero questo blog, promettendo però a me stessa di evitare di ricadere nell'errore già fatto in passato: la vita è troppo breve per autocommiserarsi, senza contare che  al mondo esistono problemi ben più gravi di quelli che ho (o mi faccio) io. E poi, diciamocela tutta: ci sono scrittori che nel corso dei secoli hanno già scritto tutto sulla tristezza, spesso pagine bellissime, ragion per cui il mondo non sentirà di sicuro la mancanza dei miei sproloqui.
Inoltre, da un po' di tempo a questa parte sto cecando di concentrarmi sulle cose belle della vita: cose piccole, semplici. Troppo spesso incappiamo nell'errore di pensare che la felicità sia qualcosa che dipende dagli altri, ma è un errore.
La felicità è qualcosa che parte da noi: è un qualcosa che ha bisogno di piccole cure quotidiane, attenzioni. E solo se siamo bravi e costanti alla fine riusciremo a costruirci un piccolo mondo interiore. E se poi siamo proprio bravi bravi, allora riusciremo anche a trasmetterlo a chi ci circonda e a stare bene con gli altri. O, perlomeno, questo è quello che credo.
Un anno fa entrai in un negozio di lana e filati e comprai un gomitolo di lana: mi ero messa in testa di imparare a lavorare a maglia. Avevo preso in prestito dei vecchi ferri da mia nonna e volevo provare.
Fantasticavo su questa o quella sciarpa che, una volta imparato, sarei stata in grado di realizzare.
Inutile dire che, dopo pochi giorni, ci avevo già rinunciato.
Qualche mese fa mio padre ha portato a casa uno scatolo pieno di gomitoli di lana che gli erano stati regalati da una sua conoscenza. In pratica la moglie di un suo amico aveva una merceria che poi è fallita, così gli era rimasto questo scatolo di cui voleva sbarazzarsi. 
In un primo momento, mio padre pensava di regalarlo ad una vecchia amica di famiglia che da signorina era solita lavorare a maglia, soprattutto per realizzare pesanti coperte di lana dai mille colori.
Alla fine però, mia madre ha deciso di tenerselo lei quello scatolo  e di riprendere i ferri in mano.
Sapevo che da ragazza lavorava a maglia, mia nonna l'aveva insegnato sia a lei che a mia zia, ma onestamente non pensavo potesse essere così brava.
Anche perché aveva smesso poco prima che nascessi io ed il 27 anni di vita non l'ho mai vista prendere un ferro in mano.
Come potevo immaginare che in poche settimane avrebbe realizzato bellissime sciarpe e cappelli per tutta la famiglia?
Sarà stato vedere mia madre così presa da qualcosa, fatto sta che le ho chiesto di insegnarmi.
All'inizio è stata tragica, non sapevo neanche come tenere i ferri in mano. Inolte, ho ben presto capito come doveva sentirsi Penelope a cucire di giorno e sfilare di notte! 
Il tutto, perché perdevo in continuazione le maglie, finendo così per ritrovarmi tra le mani, dopo ore di lavoro, qualcosa che assomigliava più ad un ammasso di buchi che ad una sciarpa!
Alla fine però tutto quell'esercizio mi è servito: dopo un po' non sbagliavo più, sapevo come tenere i ferri e sono anche diventata molto più veloce. Sono così riuscita a terminare una sciarpa che ho regalato al mio ragazzo per Natale! 
Ok, lo ammetto: ho utilizzato l'unico punto che ho imparato, ma adesso piano piano ne sto imparando anche un altro. 
Inoltre, sto realizzando una sciarpa viola per me, ed ho acquistato un ferro n.9 per lavorare la lana grossa e non vedo l'ora di utilizzarlo con un bellissimo gomitolo rosa di 100 g. che ho acquistato sempre ieri.
L'idea di aver imparato a fare una cosa nuova mi rende molto felice. Inoltre, il fatto di aver condiviso il tutto con mia mamma  lo rende ancora più bello. Soprttutto perché, in altri periodi della mia vita, entrambe le cose mi sarebbero sembrate impensabili o non fattibili. 
So che forse non sarà niente di ché, ma mi piace pensare che anche questo è un piccolo tassello del puzzle che mi farà diventare, se non proprio felice, almeno più ricca interiormente.
Certo la strada per la serenità è ancora lunga, specie per un'emotiva narcisa come la sottoscritta!
Ma per ora non mi arrendo.

mercoledì 15 gennaio 2014

In questo particolare momento della mia vita sento l'esigenza di avere uno spazio virtuale tutto mio in cui scrivere quello che mi passa per la testa senza dover dare conto a nessuno.
Facile a dirsi, forse un po' meno a farsi...Chissà!
Solo il tempo saprà dirmi se la scelta fatta oggi si rivelerà una fissazione momentanea oppure qualcosa di più duraturo.
Per ora, per me è già un buon risultato essere riuscita a superare le mille titubanze da cui, nelle ultime settimane, venivo colta tutte le volte che pensavo di aprirlo o meno questo blog.
Tra i pro c'é sicuramente l'idea di staccarsi gradualmente da facebook, un social network molto utile per tanti aspetti, ma da cui finisco periodicamente per sentirmi sopraffatta.
Per dirla tutta: ho decisamente troppi amici virtuali ed ogni volta che provo a cancellarne un po' finisce sempre che salta fuori un buon motivo per non cancellare questo o quello: vuoi perché tizio si offenderebbe, vuoi perché caio non capirebbe, fatto sta che alla fine mi viene l'ansia e ci rinuncio. Però, allo stesso tempo, l'idea che anche persone che conosco poco, marginalmente oppure che mi stanno poderosamente sui cosiddetti si facciano i fatti miei non mi aggrada più di tanto.
"E perché gli hai aggiunti?" mi chiederete giustamente voi.
In mia discolpa non posso dire molto, un po' per incoscienza, un po' perché si trattava di richieste fatte da persone con le quali non sapevo come giustificare quel rifiuto, vuoi questo, vuoi quello alla fine mi sono ritrovata con troppe persone tra i piedi.
E cosa c'é di più triste che avere un fottio di amici su facebook e rendersi tristemente conto che poi, nella vita reale, non c'é nessuno che si preoccupi di farti una telefonata per chiederti come stai oppure che abbia voglia di stare in tua compagnia, anche solo per bere un caffé insieme?
Ecco, appunto: credo poco o niente.
Però non fraintendetemi: io ho un carattere particolare. Socievole, certo, ma a tratti. La verità è che con il tempo sono diventata un po' solitaria (o selettiva?) e che non mi sta più bene fingere di essere quella che non sono o fare cose che non mi va di fare solo per evitare di rimanere da sola.
Alla lunga, avere troppi amici su facebook ha incominciato a starmi stretto: se devo pubblicare la citazione di un libro che mi piace, oppure quello che penso di un film che ho visto - piuttosto che la tristissima ed ormai classica foto d'ordinanza del sabato sera con il bicchiere in mano per far vedere al popolo virtuale che: "Oh si, io sono figo e mi diverto"-, finisce che la gente ti etichetta per uno/a che cerca di attirare l'attenzione, vuole dare l'impressione di essere più intellettuale degli altri, o che semplicemente nella vita non c'ha un cazzo da fare e passa tutto il suo tempo libero e non su facebook a farsi i cazzi degli altri.
Il tutto, ovviamente, tra la pubblicazione di un link e l'altro. Ovvio.
No, grazie. Io dico basta. Non mi va più di darmi in pasto a chiunque, anche perché tanto poi, alla fine dei giochi, si "social" facebook ha veramente poco. O almeno, per me è così.
Perché, come nella vita, le persone a cui importa quello che dici o come ti senti sono solo quelle che ti voglio bene, ma bene davvero. E non sarò certo io a dovervi spiegare che questo tipo di persone sono così poche da doversi contare sulle dita di una mano.
Cancellarsi non è fattibile, vuoi perché poi finirei per privarmi di quello che davvero mi interessa (come le informazioni su spettacoli, eventi culturali o anche per accorciare le distanze con quei pochi amici e parenti a cui davvero tengo e che si trovano sparsi per il mondo), vuoi perché alla fine una volta entrati dentro non ci si può mai davvero cancellare: facebook, infatti, ti da solo la possibilità di disattivare il profilo.
Però, d'oggi in avanti, questo blog sarà una sorta di stanza virtuale in cui raccogliere pensieri, riflessioni, ma anche passioni.
Di me vi dirò soltanto che ho 27 anni e vivo in Puglia, precisamente in una piccola e ridente ( a tratti, perlomeno!) cittadina del sud Italia.
Amo leggere, innanzi tutto. Fin da piccolissima i libri sono stati per me degli amici fedeli ed irrinunciabili in cui finivo per rifugiarmi quando la vita là fuori non me ne risparmiava nessuna.
Amo guardare telefilm con il mio ragazzo e devo dire che, nel corso degli anni, siamo diventati dei veri intenditori!
Mi piace anche andare al cinema, specie la domenica sera, e prossimamente inizierò una piccola avventura che mi avvicinerà a questo mondo (o almeno spero!) e di cui vi parlerò più in là.
Inoltre, grazie anche agli studi specialistici che ho deciso di riprendere quest'anno ( dopo un lungo periodo di pausa seguito alla mia laurea) mi sono avvicinata al mondo del teatro: pertanto, mi piace andare a teatro e scrivere recensioni per un freepress che si occupa di eventi culturali.
Fotografo, anche. All'inizio è nata come passione in uno dei periodi più bui della mia vita, non esagero se dico che la fotografia mi ha salvato la vita. In seguito, dopo studi, esperienze e pratica, si è trasformato in un vero e proprio lavoro. Ovviamente, come tutti i lavori, alla lunga finisci anche un po' per odiarlo. In questo periodo è un po' così, fatto sta che la fotografia rimane una componente importante della mia vita e di quello che sono.
Amo mangiare e sperimentare ai fornelli nuove ricette, motivo per cui sogno una cucina tutta mia ( ed una casa tutta mia se proprio devo dirla tutta) in cui poter pasticciare in allegria.
Sembra quasi scontato aggiungere che, così come adoro cucinare, adoro anche mangiare fuori e scoprire ristorantini di qualità a prezzi accessibili.
Sono una ragazza piena di contraddizioni, lo ammetto, ma allo stesso tempo piena di voglia di fare. Provo sempre a mettermi alla prova, forse non sempre riesco in tutto, ma perlomeno ci provo.
Così come ho deciso di provare a raccontarmi attraverso le pagine virtuali di questo piccolo angolo di rete.
Che altro dire? Mi auguro di trovare qualche amico virtuale con i miei stessi interessi lungo la strada!